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L'osservazione di Leonardo
Affascinato dal problema del calore solare, Leonardo nota che il Sole ci riscalda pur non essendo del colore del fuoco, bensì tanto più bianco e “chiaro”.
Osserva poi che durante la fusione del bronzo, quando il metallo raggiunge la massima temperatura, esso appare più simile al colore del Sole e quando invece comincia a raffreddarsi assume il colore del fuoco.
Leonardo intuisce lucidamente che la luce è tanto più bianca quanto è più caldo il corpo che la emette. Con queste premesse è facile comprendere perché nelle pagine dei Codici (sottocitato) emerge con insistenza la “lauda al Sole”.
«il moto delli elementi nasce dal Sole; il lume e il caldo del'universo è generato dal Sole;
[…] i pianeti pure hanno lume dal Sole»
Per Leonardo la Luna è una massa solida, opaca e “greve” che, circondata dai suoi elementi (aria, acqua e fuoco), si sostiene nello spazio per le stesse ragioni per le quali vi si mantiene la Terra.
Essa è a tutti gli effetti una piccola Terra (come scrive nel Manoscritto F., f. 64v sottocitato) con un brevissimo ciclo stagionale.
«à ogni mese un verno e una state, e à maggiori freddi e maggiori caldi, e suoi equinozi son più freddi de’ nostri»
E’ probabile che Leonardo accettasse con piena consapevolezza il moto di rotazione della Terra. Il passo sottocitato ne costituisce un indizio (Codice Leicester, f. 6v).
«li giorni non cominciano in un medesimo tempo in tutto l'universo, conciò sia che quando nel nostro emisperio è mezzogiorno, nel'opposito emisperio è mezzanotte»
Leonardo paragonava i pianeti a delle calamite che si attraggono a vicenda, riuscendo con poche facili parole a descrivere il concetto di gravitazione universale, anche se in quell’epoca si era ben lontani dalle leggi di gravitazione che più tardi formularono Keplero e Newton (sottocitato Codice Trivulziano, f. 2v).
«tutte le potenzie spirituale, quanto più s’allontanano dalla prima o seconda cagione, piú occupano di sito e piú diminuiscano di lor valitudine»
Un altro campo a cui Leonardo si dedica è l’ottica, in particolare la rifrazione desta il suo interesse. Per tentare di dare una “regola”, sottopone ad esperimenti, tra i quali quello sottocitato (Codice F, fol. 33v).
«Per vedere come li razi solari penetran questa curvità della spera dell’aria fa fare due palle di vetro magiori due volte l’una che l’altra, e che sien più tonde che si può.
Po’ le taglia per mezo e cometti l’una in l’altra e chiudi le fronti e enpi d’acqua e falli passar dentro il razo solare… e guarda se tal razo si piega o s’incurva»
Leonardo pensa che il Sole sia sicuramente molto più grande della Terra e giunge a questa conclusione dopo che, sulla parete di in una camera oscura, aveva proiettato il suo luminosissimo disco.
Nel manoscritto A foglio 20v (sottocitato), riporta le istruzioni per eseguire le misure, precedute dall’intestazione: «Modo di sapere quanto è grande il Sole».
«fa che ab sia braccia 100, e fa il buso, donde passano i razi solari, sia 1/16 di braccia e nota quanto il razo è cresciuto nella percussione»
Leonardo riuscì a rendere un’immagine di rara suggestione sull’argomento forza di gravità: immaginava di fare un buco che attraversava la Terra da parte a parte passando per il centro, come scrive lui stesso in modo estremamente chiaro nella citazione sottostante (Codice Atlantico).
L’ipotesi di Leonardo ci dice che se gettassimo un sasso nel buco da lui teorizzato, esso supererebbe il centro della Terra, raggiungerebbe la parte opposta e poi tornerebbe indietro.
Questo moto pendolare continuerebbe riducendo gradatamente la sua estensione, fino a quando il sasso non si ferma al centro della Terra.
«nessuna cosa insensibile si moverà per sé, onde, movendosi, fia mossa da disequale peso; e cessato il desiderio del primo motore, subito cesserà il secondo»
In un manoscritto (il sottocitato Manoscritto Br. M., f. 28r) Leonardo si interroga ed in un altro (il sottocitato manoscritto A., f. 64r) si risponde.
Egli capisce che, non avendo lume proprio, la Luna riceve da altri la luce ed addirittura che la luce cinerea è dovuta ad un fenomeno di riflessione multipla della luce solare; essa dopo aver colpito il nostro pianeta, in piccola parte raggiunge il satellite e da questo viene a sua volta riflessa.
«o la Luna à lume da se, o no: s’ell’à lume da se, perché non risplende sanza l’aiuto del Sole? E s’ella non à lume da se, necessità la fa specchio sperico»
«la Luna non è luminosa per se, ma bene è atta a ricevere la natura della luce a similitudine dello specchio e dell’acqua, o altro corpo lucido»
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